Troppo rumore per nulla. Lo volevano censurare, scurire, mettergli una
foglia di fico, come facevano i Pontefici con i capolavori dell’arte del
Cinquecento.
Poi, dopo le diffide legali del regista e il ricordo del nudo
frontale di Sergio Fantoni in “Delitto di Stato”, sceneggiato di Raiuno
di ben 23 anni fa, Gabriel Garko è andato in onda nudo – ma di profilo e
in penombra – nella scena che simboleggia il cambiamento di Rodolfo
Guglielmi che abbandona per sempre il ragazzo che era per diventare
“Rodolfo Valentino, la leggenda”. Una sequenza di 15 secondi in tutto.
Né peccaminosa, né hard. Eppure in grado di fare ancora scalpore. Prima,
durante e dopo.
La Redazione Spettacoli è stata inondata di telefonate
di mamme che protestavano perché le loro figlie se ne stavano incollate
sui siti che mostravano la scena incriminata. E all’improvviso da
Facebook è scomparsa la pagina di Garko. Come se un nudo da intravedere
sia peccato. Quando poi basta andare in rete per vedere di tutto e di
più: sesso in ascensore, sul pavimento, sul tetto, sotto il letto, gambe
a destra e a sinistra. Mentre la sequenza di Garko è lontana anni luce
da un amplesso. Ma su Facebook non c’è più. In compenso ci sono video da
far accartocciare lo stomaco. Uno su tutti quello di un gruppo di
agnellini trucidati nel più efferato dei modi per poi finire sulle
tavole della Santa Pasqua... Nel 2014, dopo la tv di “Sex & The
City”, così esplicito nelle scene erotiche da lasciare ben poco
all’immaginazione, e dopo quella del bellissimo “Romanzo Criminale, la
serie”, dove saltavano teste e schizzavano cervelli, c’è poco da
discutere sull’inquadratura di Garko. Che non ha nulla di scandaloso e
fa venire in mente la perfezione di un fisico statuario. C’era una
volta, nel 1973, un film che si chiamava “L’uomo che uccideva a sangue
freddo”, di Alain Jessua. Annunciato dallo slogan, «Alain Delon per la prima volta nudo sul grande schermo».
E, come Garko, anche il divo francese era nudo come un verme, ma
durante una corsa sulla spiaggia, confuso fra tante altre comparse e per
pochi attimi... Una questione soprattutto pubblicitaria. Probabilmente
come quella di ora con “Rodolfo Valentino”. Il problema è qualcuno l’ha
presa sul serio. Troppo sul serio.
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